Retrofuturo Geoingegneria – Progetti di grandi cambiamenti terrestri artificiali
Fonte: nogeoingegneria.com
L’umanità avrebbe infine
trasformato l’intero habitat terrestre. “L’ambiente per le popolazioni
future” asserì Yona Friedman, “non potrà essere realizzato che
utilizzando l’energia nucleare e solare. Batterie regolatrici, poste
ogni 100 chilometri, stabiliranno il controllo dei cambiamenti
barometrici e terranno lontano dalle terre abitare o coltivate le
influenze atmosferiche più nefaste. Visto lo sviluppo scientifico
attuale, la realizzazione di tali installazioni sul nostro globo non
dovrebbe richiedere più di vent’anni”. Scrisse l’architetto Frei Otto:
“I deserti saranno irrigati e protetti contro l’eccessivo calore da
reticelle stese in modo da dosare l’intensità del sole e del vento.
Nelle fredde steppe del nord, vaste membrane trasparenti gonfiabili
permetteranno l’impiego di macchine agricole su sterminati terreni di
coltura. Le coltivazioni saranno disposte a più livelli. L’azione
dell’umidità, della pioggia sarà controllata e regolata, il terreno sarà
riscaldato da un sistema di tubazioni interrate, mediante l’energia
atomica. Sulla Terra, diventeremo dominatori dei cataclismi. Tendoni
tesi ci ripareranno dalle tempeste. Su valli e pianure, basteranno
strutture ultraleggere per fungere da dighe. Immense macchine
permetteranno di modellare la superficie terrestre e di proteggerla
dagli assalti del mare”.
MAPPA DI TUTTI I CAMBIAMENTI TERRESTRI PROPOSTI
Uno dei maggiori problemi dell’umanità è
sempre stato l’approvvigionamento di acqua potabile. Vi fu un progetto
dell’Oak Ridge National Laboratory del Tennessee, che negli anni ’60
prevedeva di usare l’energia nucleare per desalinizzare l’acqua marina e
creare enormi “complessi agro-industriali nucleari” in zone desertiche,
uno dei quali sarebbe dovuto sorgere in India. Nel 1959 Thomas W.
Kierans, direttore dell’Alexander Graham Bell Institute, propose di
sbarrare con una diga la James Bay, in Canada, per trasformarla in un
immenso serbatoio di acqua dolce da trasportare negli Stati Uniti
attraverso un canale. Nei primi anni ’50 l’oceanografo John Isaacs fu il
primo a pensare di usare gli iceberg per rifornire d’acqua dolce le
zone aride, rimorchiandoli via mare dall’Antartide alla California.
“L’acqua ricavata da una sola massa di ghiaccio potrebbe irrigrare
16.000 chilometri quadrati”. Nel 1977 il suo piano fu sostenuto
dall’Arabia Saudita e ci furono vari congressi in merito. Ma una prova
pratica fallì perché il ghiaccio si scioglieva troppo in fretta. Joseph
Debanné, dell’Università di Ottawa, propose nel 1975 di trasportare
l’acqua del fiume Reno dalla Francia all’Algeria con un condotto
sottomarino largo 50 metri, in cambio di petrolio e gas naturale. Nello
stesso modo, l’acqua del fiume Tigri, in Iraq, sarebbe stata
trasportata… in Kuwait. Infine Frank Davidson, del MIT, suggerì di
costruire un acquedotto sommerso direttamente dal Rio delle Amazzoni
all’Africa.
PROGETTO PLOWSHARE: ESPLOSIONE E CRATERE SEDAN
In sommo spregio dei principi “ecologici”
di oggi, il progetto Plowshare prevedeva di usare bombe atomiche per
scavare porti e canali in Alaska, California, Alabama, Australia, una
caverna in Pennsylvania da usare come deposito di gas naturale,
includendo anche un secondo Canale di Suez e un nuovo Canale di Panama
chiamato Panatomic, il cui studio iniziò nel 1957. Come esperimento fu
aperto il più grosso cratere nucleare di tutti i tempi, denominato Sedan
e profondo un centinaio di metri; nello stesso 1957 l’ingegnere
sovietico Pyotr Borisov suggerì di costruire una diga sullo Stretto di
Bering per pompare acqua calda in direzione nord e inviarla a riscaldare
Siberia e Canada (il fatto che la calotta polare si sarebbe sciolta, in
apparenza, non interessava). Un’altra idea avanzata da molti era quella
di creare una serie di laghi artificiali in Africa (ad esempio nella
depressione di Qattara, in Egitto).
PROGETTI IDROELETTRICI IN USA, RUSSIA, AMAZZONIA
Per avere acqua potabile e insieme produrre energia, in Sudamerica si sarebbe sbarrato il Rio delle Amazzoni, come proposto da Robert Panero e Herman Kahn, dello Hudson Institute, nel 1968. La diga delle Amazzoni, lunga 40 miglia, avrebbe inondato 140.000 miglia quadrate di foresta pluviale. In USA e Canada, il progetto NAWAPA concepito nel 1964 dalla Ralph Parsons Company prevedeva di imbrigliare fiumi canadesi per farne arrivare l’acqua perfino in Messico, tramite un bacino montano naturale lungo 500 miglia e un lago artificiale lungo 800 miglia. Questo avrebbe dovuto risolvere i problemi idrici del Nordamerica per 100 anni e raddoppiare la produzione idroelettrica. Allo stesso modo, in Russia si sarebbe creato un Mar Siberiano di 160.000 miglia quadrate, alla confluenza dei fiumi Ob e Irtysh. “Nel futuro prevedibile” scrisse il russo G. P. Khilmi nel 1962, “la superficie della Terra, l’atmosfera, idrosfera e biosfera saranno talmente sature di congegni tecnologici e strutture artificiali su larga scala che la crosta esterna del pianeta diverrà qualcosa di radicalmente diverso, che si svilupperà in base a leggi proprie e ancora sconosciute”.
Per avere acqua potabile e insieme produrre energia, in Sudamerica si sarebbe sbarrato il Rio delle Amazzoni, come proposto da Robert Panero e Herman Kahn, dello Hudson Institute, nel 1968. La diga delle Amazzoni, lunga 40 miglia, avrebbe inondato 140.000 miglia quadrate di foresta pluviale. In USA e Canada, il progetto NAWAPA concepito nel 1964 dalla Ralph Parsons Company prevedeva di imbrigliare fiumi canadesi per farne arrivare l’acqua perfino in Messico, tramite un bacino montano naturale lungo 500 miglia e un lago artificiale lungo 800 miglia. Questo avrebbe dovuto risolvere i problemi idrici del Nordamerica per 100 anni e raddoppiare la produzione idroelettrica. Allo stesso modo, in Russia si sarebbe creato un Mar Siberiano di 160.000 miglia quadrate, alla confluenza dei fiumi Ob e Irtysh. “Nel futuro prevedibile” scrisse il russo G. P. Khilmi nel 1962, “la superficie della Terra, l’atmosfera, idrosfera e biosfera saranno talmente sature di congegni tecnologici e strutture artificiali su larga scala che la crosta esterna del pianeta diverrà qualcosa di radicalmente diverso, che si svilupperà in base a leggi proprie e ancora sconosciute”.
ATLANTROPA CONCEPITA DA HERMAN SORGEL
Il libro di Willy Ley Engineers’ Dreams
popolarizzò nel 1954 un concetto già vecchio di decenni: abbassare il
livello del Mediterraneo, per sfruttare il dislivello rispetto agli
oceani e produrre elettricità; l’idea era venuta nel 1927 all’ingegnere
tedesco Herman Sörgel. Sbarrando lo stretto di Gibilterra con una diga
lunga 35 km e larga 550 metri, il Mediterraneo avrebbe finito per
discendere di 100 metri, al ritmo di un metro e mezzo l’anno. Il
progetto fu chiamato Atlantropa o Paneuropa. Ulteriori dighe avrebbero
dovuto essere costruite fra Tunisia, Sicilia e Italia, che già sarebbero
rimaste quasi unite dalle terre emerse, e nei Dardanelli. Sardegna e
Corsica si sarebbero unite del tutto. Ciò avrebbe separato il
Mediterraneo occidentale da quello orientale, che sarebbe stato fatto
calare di altri 100 metri. L’intera impresa avrebbe lasciato
all’asciutto 660.000 chilometri quadrati di nuova terra da abitare e
coltivare, pari a oltre il doppio dell’Italia. In compenso, nel resto
del mondo gli oceani si sarebbero innalzati “solo” di un metro. Le
cascate fra Atlantico e Mediterraneo, e fra l’ovest e l’est del
Mediterraneo, avrebbero prodotto energia idroelettrica pari al 30%
dell’attuale consumo di tutto il continente europeo. Il concetto di
Sörgel ebbe vasta risonanza e fu appoggiato all’epoca da intellettuali e
architetti. Inoltre, un concetto simile si sarebbe potuto applicare
anche al Mar Rosso. Un’altra idea dello stesso autore fu quella di
sbarrare con dighe il fiume Congo, per creare un Lago Congo di 350.000
miglia quadrate, collegarlo al preesistente Lago Ciad, trasformare
quest’ultimo in un Mare del Ciad di 700.000 miglia quadrate, e unire il
nuovo mare al Mediterraneo con un “secondo Nilo” per irrigare il Sahara.
DIGA DI GIBILTERRA E NUOVI LAGHI AFRICANI
Una delle idee più grandiose fu quella di
raddrizzare l’asse terrestre, attualmente inclinato di 23 gradi, per
eliminare le stagioni e ottenere (nella fascia temperata) un’eterna
primavera. Nel 1950 l’italiano Gaetano Arturo Crocco immaginò di
applicare a questo scopo due razzi giganteschi in direzioni opposte, uno
al Polo Nord e uno a quello Sud. Ciò richiederebbe millenni. Nel 1956
il senatore americano Estes Kefauver, candidato alla vicepresidenza,
propose di accelerare i tempi con una bomba H piazzata al punto giusto,
sostenendo che si sarebbe ottenuto un raddrizzamento di 10 gradi. Ma
piccole bombe atomiche avrebbero potuto aiutare a spegnere gli incendi,
frantumare gli iceberg pericolosi per la navigazione, e avrebbero
deviato perfino gli uragani dalla loro rotta, secondo il progetto
Stormfury. Nel frattempo, affermò lo scienziato russo Gheorghij Babat,
“Un sole artificiale creato dall’uomo e portato a un’altezza di 20 o 30
chilometri illuminerà un’intera regione. Raggi elettromagnetici ad alta
frequenza si incroceranno e faranno splendere molecole incandescenti
d’azoto e d’ossigeno”. Due scienziati ungheresi, Simonyi e Uszoky,
pensarono di creare i soli artificiali esattamente con le stesse
reazioni termonucleari del Sole autentico, porli direttamente in orbita
geostazionaria, e rendere il loro splendore perpetuo. Ogni sole avrebbe
avuto il diametro di circa 1200 metri e avrebbe raggiunto all’interno i
100 milioni di gradi.
SPECCHIO SPAZIALE DI OBERTH (A SINISTRA) E REGIONE ILLUMINATA DA MOLTI SPECCHI (A DESTRA)
Più “modestamente”, negli anni ’20 Hermann
Oberth, pioniere tedesco dell’astronautica, propose di costruire in
orbita terrestre dei giganteschi specchi del diametro di 100 chilometri,
con milioni di sfaccettature riflettenti in grado di essere orientate a
piacimento. Tali ordigni avrebbero potuto indifferentemente illuminare
la Terra con luce solare anche nell’emisfero notturno, oppure riscaldare
regioni dal clima freddo, o anche, concentrando la luce in un solo
punto, creare un “raggio della morte” in grado di bruciare vivi interi
eserciti. In seguito un altro scienziato tedesco, Krafft Ehricke, definì
gli specchi orbitali col nome di “lunette” (capaci di illuminare il
terreno con la stessa intensità della Luna piena) e “solette” (capaci di
eguagliare la luminosità del Sole). Nel 1951 Vannevar Bush, presidente
del Carnegie Institute, sostenne: “Mi sono convinto che in certe
circostanze sarà possibile nuclearizzare la pioggia”. Nel 1953 il
governo americano istituì apertamente un’Agenzia per il Controllo del
Tempo, e nel 1958 il suo capo, Howard T. Orville, asserì che erano allo
studio “modi per modificare il clima usando un raggio elettronico per
ionizzare o de-ionizzare l’atmosfera sopra una determinata area”. Il
senatore, e futuro Presidente degli USA, Lyndon Johnson, dichiarò che
“Dallo spazio sarà possibile controllare il clima terrestre, causare
siccità e inondazioni, cambiare le maree e innalzare il livello del
mare, rendere gelidi i climi temperati”. In effetti, durante la guerra
del Vietnam e la presidenza Johnson, gli USA elaborarono davvero, col
nome di progetto Moonshine, un piano per illuminare con specchi spaziali
il campo di battaglia. A partire dal 1967 e fino al 1972 fu anche
sperimentato il progetto Popeye, per aumentare le precipitazioni sul
Vietnam del Nord e causare quindi maggiori disagi al nemico.
Ma tutto questo era insignificante in confronto alle visioni del
celebre inventore Nikola Tesla, che asseriva di essere in grado di
produrre “energia libera” e di trasmetterla senza fili. “Tutto il mondo
beneficerà dell’elettricità trasmessa via radio. Enormi e costose linee
di trasmissione non saranno più necessarie. Un piccolo congegno
ricevente nella vostra casa vi fornirà tutta l’energia che potete usare,
ad una frazione del costo attuale”. Al posto delle attuali lampadine vi
sarebbero stati bulbi fluorescenti. Servendosi di un principio simile,
Tesla dichiarò: “Non ritengo azzardato predire che un giorno saremo in
grado di illuminare l’intero cielo di notte”. Infine, l’idea più
fenomenale di Tesla fu di distruggere la Terra stessa. L’inventore
sostenne di poter “spaccare la Terra in due come un ragazzo taglia una
mela” usando le onde di risonanza prodotte da una serie preordinata di
esplosioni.FONTE
http://www.nogeoingegneria.com/timeline/progetti/retrofuturo-geoingegneria-progetti-di-grandi-cambiamenti-terrestri-e-artificiali/
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