Qualche
giorno fa, sfogliando il Fatto Quotidiano, m’imbatto in un articolo che
parlava di dissesto idrologico, e poi, senza mezzi termini, dichiarava:
armiamoci, la guerra climatica è iniziata!
di Sergio Tracchi
Ed è vero.
Siamo in guerra. Da tempo. E lo accettiamo. Impotenti. Lo testimoniano
le cronache dei notiziari: gli attacchi arrivano da terra, via mare, dal
cielo. Soprattutto: dal cielo! Sparano munizioni che non lasciano
scampo, ed ecco frane, straripamenti, terremoti, trombe d’aria… In
particolare, si assiste ad un fenomeno del tutto eccezionale, denominato
“bomba d’acqua”.
“Bombe d’acqua”?
Intanto,
c’è da chiedersi se trattasi semplicemente di espressioni mediatiche
volte a provocare una psicosi generale, oltre quella che già le
turbolenze climatiche in se stesse generano, oppure di un fatto reale.
Non sarebbe la prima volta, d’altronde, che vengono impiegate
terminologie catastrofiste per incutere paure e creare ulteriori
scompigli.
Non bastavano le piogge torrenziali e i venti fortissimi, i fanghi e la melma. Abbiamo anche le “bombe d’acqua”.
Naturalmente,
i disastri hanno un impatto devastante, generano paure e ansie nella
popolazione, anche perché non si tratta più di fenomeni sporadici. Cosa
sta realmente succedendo al nostro clima? Qual è la causa di questi
disastri? Non esiste una solo causa; varie e articolate sono le cause.
Proviamo ad analizzarne alcune.
Sentiamo
spesso parlare di inquinamento provocato dall’uomo: le fabbriche dei
grandi paesi industrializzati – come Cina, Stati Uniti e India –
immettono nell’atmosfera quantità sempre maggiori di anidride carbonica e
di “gas serra”, determinando vertiginosi aumenti delle temperature, in
tutto il globo, e alterando conseguentemente i delicati equilibri
chimico-fisici e biologici del suolo. Lo si predispone così all’erosione
e agli smottamenti (per non parlare delle sostanze dannose che entrano
subdolamente nella catena alimentare).
I governi
stanno facendo ben poco per salvaguardare il pianeta; e i più pessimisti
parlano già di rischio estinzione per il genere umano (cfr., E.
Kolbert, La sesta estinzione. Una storia innaturale, Neri Pozza, Milano
2014).
Un giorno,
aprendo le News sul sito italiano di Yahoo, noto un’immagine curiosa:
un megaschermo gigantesco che trasmette un tramonto, in mezzo alla
nebbia provocata dallo smog di Pechino. La gente non vede più il Sole e
si ferma ad ammirare il tramonto trasmesso su questo schermo.
Incredibile.
Un’altra
volta, mi capita tra le mani la rivista Voyager. C’è un articolo
interessante, parla di controllo climatico, parla di HAARP
(High-Frequency Active Auroral Research Program), di una “Super antenna”
che avrebbe lo scopo di tener sotto controllo il clima. HAARP è stata
costruita in Alaska – il progetto è del 1992 – in un’area molto vasta su
cui sono state installate antenne per la banda bassa e alta. Queste
antenne possono trasmettere onde ad alta frequenza e sarebbero
indirizzabili in qualsiasi direzione del pianeta. Wikipedia qualifica
l’HAARP come ente di ricerca sulla ionosfera. Per i complottisti,
invece, l’HAARP ha l’obiettivo di creare un’arma micidiale in grado di
sprigionare delle onde radio attraverso la ionosfera.
A quale
scopo? Tali onde provocherebbero la modificazione molecolare
dell’atmosfera, con gravi effetti sulla crosta terrestre (per esempio,
movimenti tellurici e tsunami).
Immaginatevi
uno scenario in cui qualche superpotenza sia in grado di usare un’arma
del genere in guerra. In fondo, gli uomini già tante volte in passato
hanno trovato il modo per far e non far piovere. Come? Con
l’inseminazione “artificiale” delle nuvole, tramite immissioni di ioduro
d’argento o ghiaccio secco. Si tratta di sostanze chimiche che possono
essere rilasciate dagli aerei per favorire precipitazioni o disperdere
le nuvole. Insomma, complottisti o no, la situazione planetaria non è
delle migliori.
Il tempo stringe, in tutti i sensi. Possiamo ancora evitare la nostra fine.
di Sergio Tracchi
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tratto da: fonte
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