Nel suo articolo ‘Ecco la polvere che spia’ pubblicato sul quotidiano La Repubblica il 31 ottobre 2002,
Federico Rampini descrisse la polvere intelligente o “smart dust”, un
pulviscolo composto di miriadi di microchip. Lo smart dust o “polvere
intelligente” è stato definito dal Pentagono “Ia tecnologia
strategica dei prossimi anni”. Un giorno cambierà la nostra vita… Il
pulviscolo intelligente è fatto di miriadi di computer microscopici.
Ognuno misura meno di un millimetro cubo ma incorpora sensori
elettronici, capacità di comunicare via onde radio, software e batterie.
Dietro la polvere intelligente c’è uno dei più potenti motori del progresso tecnologico americano, la Defense Aduanced Research Projects Agency (Darpa).
Dove stanno le ricerche? Siamo già impolverati?
POLVERE INTELLIGENTE PUÒ DIVENTARE L’INNOVAZIONE PINNACLE
DELL’ INTERNET DELLE COSE
Scritto da Dan Rowinski (Agosto 2015)
Una
nuvola di nano-particelle analizza un campo. Piccoli sensori raccolgono
i dati sulle variabili nella corrente d’aria, umidità e temperatura.
L’equilibrio del ph delle acque e del suolo viene costantemente
monitorato e il tasso di crescita, la salute e la sostenibilità della
coltura è valutata continuamente. La polvere di nano-particelle – alcuni
potrebbero chiamarla polvere intelligente – è in grado di rilevare gli
intrusi nel campo, sia che si tratti di una malattia che infetta il
raccolto, di piccoli animali o di esseri umani, e di inviare un’altra
nube di polvere per combattere la minaccia.
La
polvere intelligente può sembrare un’idea fantascientifica, ma la
tecnologia che sta dietro il concetto è molto reale. Infatti, DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) cominciò a fare le prove sul concetto di polvere intelligente già nei primi anni ‘90.
I
tattici militari potrebbero immaginare la polvere intelligente come una
sorta di esploratore avanzato nei teatri di guerra, mentre il settore
agricolo potrebbe beneficiarne nello scenario sopra descritto. La
polvere intelligente potrebbe misurare la salute delle forniture d’acqua
o degli impianti nucleari o anche di grandi gruppi di persone.
La
polvere intelligente prende una varietà di concetti, che sono ormai
molto familiari ai tecnologi, e tenta di ridurli per creare uno sciame
di sensori in grado di eseguire una varietà di compiti. L’attuale base
per le teorie della creazione di polvere intelligente si basa sull’idea
dei MEMS (sistemi micro-elettromeccanici), di vari tipi di tecnologia
dei sensori, gli RFID e la comunicazione laser, le piccole batterie e
l’energia solare. In diverse condizioni o forme, tutta questa tecnologia
esiste, non solo nella nano-dimensione che sarà necessaria per rendere
questa polvere veramente intelligente.
Se
ci pensate, la polvere intelligente potrebbe essere l’apice tecnologico
di ciò che noi oggi consideriamo come internet delle cose (ndt: l’internet
delle cose, all’interno della quale gli oggetti – nel senso più ampio
possibile, non più PC o smartphone – acquisiscono intelligenza grazie
alla comunicazione con altri oggetti, è un’evoluzione importantissima
nell’uso della rete).
Quando
vedremo i primi veri esempi di polvere intelligente? Secondo l’annuale
Hype Cycle della Gartner per le tecnologie emergenti, almeno non per altri 5 o 10 anni.
Traduzione Marina Mazzoli per Nogeoingegneria
(http://www.gartner.com)
L’articolo chiude rassicurante. Ancora non ci siamo. La realtà invece è un altra, come mostra l’articolo di F. Rampini risalente a ben 13 anni addietro.
Scrive:
L’informazione
non è stata divulgata dalla Difesa ma gli scienziati californiani non
hanno dubbi: la polvere intelligente ha già fatto la sua prima
apparizione su un vero campo di battaglia in Afghanistan, dove gli
americani hanno cosparso nubi di smart dust sulle zone più impervie e
montagnose. Il prossimo test potrebbe essere l’Iraq dove in caso di
intervento militare – e anche molto prima-la polvere intelligente verrà
cosparsa dal cielo e finirà mimetizzata nella sabbia del deserto per
monitorare spostamenti di truppe, artiglierie o rampe dei missili Scud. …
La
polvere intelligente non è stata pensata solo per la guerra. Il gruppo
di scienziati di Berkeley ha cominciato a utilizzare il pulviscolo di
micro-computer per fini pacifici. Sparsi nelle foreste della California,
hanno il compito di sentinelle anti-inquinamento e nella prevenzione
degli incendi; grazie alla loro ubiquità sentono e segnalano all’istante
le minime fonti di calore. I network di sensori intelligenti
della smart dust hanno fatto il loro esordio in funzione antisismica:
l’università californiana li sta sperimentando in alcuni immobili per
verificare come le strutture reagiscono internamente alle scosse di
terremoto; la precisione di queste micro-apparecchiature consente di
percepire lesioni interne che sfuggono agli occhi più esperti ma possono
minare la resistenza degli edifici.
Un
altro campo promettente sembra essere quello della home automation, o
casa intelligente. Spalmata sui muri con la vernice, una miriade di
micro-computer consentirà di auto-regolare la temperatura e la
luminosità dell’ambiente in modo da eliminare ogni spreco di energia.
Sempre che non finisca per spiare chi in casa ci abita. A finanziare
ricerche sulle applicazioni della smart dust con i fondi federali non
c’è più solo il Pentagono. Ora è sceso in campo anche un fondo di
venture capital che nella Silicon Valley tutti conoscono bene: si chiama In-Q-Tel ed è una filiale della Cia.
VEDI ANCHE
Con il silenzio complice dello Stato:
NANOTECNOLOGIE: TUTTI CAVIE DELLA NANO-ABBUFFATA?
Fonte: nogeoingegneria.com
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