Il MUOS non
solo procede come se nulla fosse, sebbene siano stati esposti i pericoli
e qualcuno nell’area ha già sperimentato il cancro dalle più piccole
antenne già presenti, ma viene esteso all’altra grande isola italiana in
una specie di triangolazione che vede ancora un volta il nostro
territorio usato come terra di nessuno a disposizione di eserciti
stranieri.
Così infatti leggiamo su La Nuova Sardegna dell’11 maggio:
Negli ultimi giorni, infine, alcune notizie che hanno acceso i
riflettori dell’attenzione su una base Nato
(ma nella sostanza statunitense) che finora è sempre rimasta nell’ombra: il centro di comunicazione con i sommergibili nucleari dell’Us Navy di Tavolara. Sembra infatti che la base sarda sia inserita nel progetto Muos (Mobile User Objective System) della Marina militare statunitense. Cioè un moderno sistema di telecomunicazioni satellitari ad altissima frequenza (Uhf) e a banda stretta (da 64 kbit/s), composto da quattro satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, in Sicilia. Il sistema Muos integrerà le forze navali, aeree e terrestri statunitensi in movimento in qualsiasi parte del mondo dieci volte più velocemente di oggi.
(ma nella sostanza statunitense) che finora è sempre rimasta nell’ombra: il centro di comunicazione con i sommergibili nucleari dell’Us Navy di Tavolara. Sembra infatti che la base sarda sia inserita nel progetto Muos (Mobile User Objective System) della Marina militare statunitense. Cioè un moderno sistema di telecomunicazioni satellitari ad altissima frequenza (Uhf) e a banda stretta (da 64 kbit/s), composto da quattro satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, in Sicilia. Il sistema Muos integrerà le forze navali, aeree e terrestri statunitensi in movimento in qualsiasi parte del mondo dieci volte più velocemente di oggi.
La paura di un inquinamento elettromagnetico ha fatto però insorgere le
popolazioni locali e la Regione Sicilia ha revocato l’autorizzazione
alla costruzione della base. I timori di effetti dannosi sulla salute da
parte dei radar sono stati anticipati dai fisici del Politecnico di
Torino Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu.
Ma il fisico americano John Oetting, della “John Hopkins University”,
nelle scorse settimane ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «Un forno a
micronde è più pericoloso dei radar del Muos». La risposta di Zucchetti
è stata tagliente e ironica: «Oetting? Sì, lo conosco.È il Project
Manager e Lead Systems Engineer del Muos Project.
Non penso sia il caso
di tradurre. Mi complimento con lui: certamente essere manager del
progettoMuos e ingegnere-capo dello sviluppo del Sistema Muos è una
grande responsabilità…».
Nasce a questo punto un interrogativo: ma qualcuno ha mai verificato se
il campo elettromagnetico sviluppato dalle antenne di Tavolara, che
trasmettono in Vls (Very low frequency) a 20.27 kHz, è dannoso per la
salute?
Riporto inoltre altre informazioni che mostrano come anche la Sardegna
sia da tempo colonia americana:
Dietro l’incomprensibile rigidità della tecnocrazia militare che non
vuole rinunciare neppure a un pezzo di quegli enormi spazi conquistati
nella metà del secolo scorso, si sta infatti verificando un cambiamento
profondo, addirittura genetico, nella presenza delle stellette
nell’isola. Un cambiamento silenzioso, sotterraneo e complesso, che
elude le cicliche diatribe politiche, ignora le rivendicazioni di una
revisione delle servitù e segue i tempi di una programmazione segreta.
Da qualche anno l’orologio militare segna i tempi della guerra del
futuro: ipertecnologica, cibernetica, computerizzata. Un’evoluzione che
sta cambiando l’identità stessa dei presìdi e dei poligoni sardi perché
sta diventando sempre più stretto il rapporto tra esigenze strategiche e
affari, tra geopolitica e industria bellica.
La pista della discordia. La cosiddetta “striscia tattica funzionale”,
al centro delle polemiche di questi giorni tra autorità militari, Comipa
e Comune di Teulada, non è infatti una semplice pista di atterraggio
per i droni, gli aerei senza pilota. Come il Predator dell’americana
General Atomics o lo Sky-X, l’aereo-spia con motore diesel progettato e
costruito dall’Alenia. Oppure il Nibbio della Galileo Avionica. O
ancora, i tre micro-aereiSelex (sempre del Gruppo Finmeccanica) chiamati
Otus, Asio e Strix.
La “striscia tattica funzionale” è soprattutto necessaria per il
programma Neuron, che ha il suo cuore nel poligono interforze del Salto
di Quirra. Si tratta di un’intesa tra paesi europei per la progettazione
di un velivolo da combattimento non pilotato (Ucav, Unmanned Combat Air
Vehicle).
Un gioiello tecnologico con accentuate caratteristiche
“stealth”. Cioè capace di essere invisibile ai radar. Il consorzio
Neuron è formato dalla franceseDassault Aviation, dalla svedese Saab,
dalla spagnola Eads Casa, dalla svizzera Ruaag Aerospace, dalla greca
Hai e da Alenia, controllata di Finmeccanica.
Il programma prevede una spesa di 400 milioni di euro. La metà è a
carico dei francesi della Dassault Aviation, mentre Alenia parteciperà
con 90 milioni di euro. Tra le caratteristiche tecniche di questo aereo
del futuro, la capacità di sparare due bombe a guida laser da 250
chilogrammi, una lunghissima capacità di volo e la possibilità di
spingersi a velocità prossime a quella del suono (Mach 0,7-0,8).
Il volo inaugurale di questo sofisticatissimo velivolo pilotato da una
stazione remota, è avvenuto il primo dicembre dello scorso anno in
Francia nella base militare di Istres. Il prototipo Neuron si sposterà
ora a Bruz, vicino a Rennes (Bretagna), nel “Centre d’essais
d’electronique della Diréction Générale de l’Armament française”, per
essere sottoposto a un primo ciclo di verifiche della sua “furtività”.
Poi sarà la volta di una serie di test in volo con i radar della difesa
aerea francese e nel poligono svedese di Visel. Nel 2015 approderà
infine in Italia, nel poligono del Salto di Quirra, per essere
sottoposto a test di tiro reali e a nuove prove di verifica della
stealthness, l’invisibilità.
Come in un videogioco.
Ecco dunque perché le autorità militari italiane
premono per la pista di decollo e atterraggio. Perché tutto deve essere
pronto entro il 2015. Lo spostamento a Teulada è probabilmente nato
perché l’inchiesta della procura di Lanusei sul poligono di Quirra sta
creando molte turbative, mettendo in pericolo le scadenze del programma
Neuron. Andando a spulciare le caratteristiche di questo aereo
futuristico, si trova anche un’espressione criptica: «Integrazione in un
ambiente C4i». Un acronimo che rivela molte cose sul concetto futuro di
guerra, ma anche un inganno politico-militare scoperto due anni fa per
un’incredibile ingenuità. Prima di tutto cosa significa l’acronimo C4i?
Le quattro “C” stanno per comando, controllo, comunicazioni e computer e
la “i” sta per informazioni. Ma si potrebbe dire anche intelligence,
cioè spionaggio. In estrema sintesi, un sistema la cui architettura
include centri di rilevamento fissi e mobili che comunicano attraverso
reti satellitari, strategiche e tattiche, e attraverso computer. È come
se esistessero migliaia di occhi elettronici capaci di vedere e
comunicare in tempo reale a una centrale remota scenari in movimento.
Insomma, un formidabile sistema spionistico al quale nulla può sfuggire.
Ma anche il sistema nervoso di un concetto operativo nuovo in uno
scenario di guerra. Si legge in un documento della Difesa: «Per il
singolo soldato la comunicazione e la condivisione delle operazioni, sia
a livello di squadra che verso i livelli di comando sovraordinati,
risultano di fondamentale importanza in quanto permettono di integrare
l’unità di manovra in un sistema di comando e controllo
network-centrico. In un ambiente network-centrico, tutti gli elementi
partecipanti a un’operazione diventano nodi intelligenti e attivi di una
rete unificata». Insomma, la guerra diventa come un immenso videogioco
dove tutto è virtuale, ma anche maledettamente reale.
Sì, perché bombe e
proiettili sono sempre veri.
Scrive Antonio Camuso, dell’Osservatorio sui Balcani: «In poche parole,
grazie alle alte tecnologie impiegate nel sistema C4i, utilizzando reti
che viaggiano su satelliti e su reti dedicate (Internet e/o Intranet
della forza armata in questione), permette la presenza virtuale in ogni
punto operativo del C4i del Comando (che si chiami Pentagono, o comando
Nato, ecc…) e nel contempo di “processare” un’infinità di informazioni
provenienti dal campo operativo (di battaglia) o dall’acquisizione da
opera di spionaggio di qualsiasi genere, politico, economico o
personale».
Spionaggio e controllo tattico. Il sistema nel nostro Paese è nato nel
2004. Il comando venne affidato all’ammiraglio Bizzarri e al generale
Viarengo.
Ma interagiscono anche i servizi segreti Aise e Aisi e il
cuore tecnologico del network è costituito dalla brigata Rista-Ew
(Reconnaissance, intelligence, surveillance, target acquisition –
Electronic warfare), che raggruppa le unità di guerra elettronica delle
forze armate. L’origine politica di questa rete militare risale al
luglio 1997: venne decisa in un vertice di capi di Stato e di Governo
dei Paesi dell’Alleanza atlantica, a Madrid. Un mondo che avrebbe dovuto
rimanere segreto o comunque molto riservato.
Ma l’esistenza della rete C4i venne a galla quasi per caso nel febbraio
2004.
La trovò un giornalista pugliese che frugava nel sito internet del
Pentagono. Si apprese così che Taranto era diventato uno dei gangli
strategici della rete militare Usa, controllata dal “Navy Center for
Tactical System Interoperability” che ha base a San Diego, in
California.
In Sardegna era prevista una rete radar costiera presentata alla Regione
e ai Comuni come un sistema di monitoraggio contro l’arrivo di
immigrati clandestini nell’isola. La protesta popolare contro questi
grandi radar dell’israeliana Elta System innescò una serie di
interrogazioni parlamentari alle quali rispose il ministro per i
rapporti con il Parlamento Elio Vito commettendo un clamoroso autogol:
«La realizzazione della rete radar costiera è destinata a integrare il
sistema di comando e controllo C4i del Corpo (la Guardia di finanza
ndr), dichiarato segreto». Bastò che un giornalista curioso in Sardegna
indagasse sull’acronimo per scoprire l’inganno e rivelare che il
contrasto all’immigrazione clandestina era una grottesca bugia che
nascondeva una nuova servitù per la Sardegna.
Nessun commento:
Posta un commento
La pubblicazione dei commenti è sottoposta a moderazione quindi se non rispondo subito non vi preoccupate.
L'autore del blog non è responsabile dei commenti esterni.
Ognuno è libero di commentare ma non saranno tollerati commenti contenenti turpiloquio, offese verso persone, ideologie, religioni o politiche e razzismo in ogni sua forma.